La Vigilanza e l’Esame di Coscienza by Al-Ghazali

La Vigilanza e l’Esame di Coscienza by Al-Ghazali

autore:Al-Ghazali [Al-Ghazali]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Esoterismo, Islamismo, Religione
ISBN: 9788896720288
editore: Il leone verde
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


IV. La quarta stazione della sorveglianza: punire (mu‘âqaba) l’anima per la sua debolezza_

Per quanto il devoto compia l’esame di coscienza, l’anima non è indenne dal lasciarsi indurre al peccato e dal non ottemperare, per negligenza, al diritto dell’Altissimo. Non è dunque conveniente che la trascuri, poiché, se così facesse, le permetterebbe di cedere facilmente ai peccati che diverrebbero per essa un’abitudine. Si renderebbe difficile farla astenere dalla disobbedienza e questa sarebbe la causa della sua rovina. Al contrario, è conveniente che la punisca: qualora egli mangi un cibo di dubbia liceità a causa del desiderio del suo ego, è conveniente che punisca il ventre con la fame. Se guarda una donna che non gli è lecito guardare56, è conveniente che punisca l’occhio proibendogli di vedere. Punisca analogamente le membra del suo corpo trattenendole da ciò che desiderano. Questo è l’uso di coloro che percorrono la via dell’altra vita.

Si racconta sotto l’autorità di Mansûr ibn Ibrâhîm che un tale tentò un approccio con una donna e non desistette [dal suo tentativo] fino a che pose la sua mano sulla coscia di lei. Poi si pentì e mise la mano sul fuoco finché essa si inaridì.

Si narra che tra i figli d’Israele c’era un uomo che si dedicava al servizio di Dio nella sua cella. Rimase lì per lungo tempo, poi un giorno si affacciò sulla soglia, vide una donna e se ne invaghì pazzamente. Si inquietò per quella a tal punto che sporse il piede fuori dalla cella per scendere da lei, ma Dio gli fece vedere le conseguenze della sua azione ed allora s’interrogò sul suo proposito e tornò in sé. L’Altissimo lo preservò ed egli si pentì, ma quando volle riportare il suo piede nella cella, disse: “Non sia mai! Il mio piede è uscito con l’intento di disobbedire a Dio, ed ora vuole ritornare con me nel mio eremitaggio? Ciò non avverrà mai, per Dio!” e lo lasciò penzolare all’esterno mentre le piogge, i venti, la neve e il sole lo colpivano, finche esso si staccò e cadde. Dio gliene rese merito ed inserì il nome di questo asceta in uno dei Suoi libri.

Al-Junayd narrò: “Ho sentito Ibn al-Karbî raccontare: «Una notte mi colse uno stato di grave impurità rituale e mi trovai così nella necessità di compiere l’abluzione. L’oscurità ed il freddo suscitarono in me riottosità e negligenza. La mia anima mi suggerì di aspettare finché fosse giorno e l’acqua si scaldasse, o di entrare in un bagno pubblico, senza troppa fretta. Mi dissi allora: ‘È stupefacente! Sono in affari con Dio da tutta la vita. A Lui è dovuto ciò che Gli spetta ma io non mi precipito a fare ciò che devo. Resto in attesa ed esito rammaricandomi così: – Potessi mai compiere l’abluzione senza i miei vestiti! Potessi mai toglierli di dosso, strizzarli ed asciugarli al sole!’»”.

Si racconta che Ghazwân e Abû Mûsâ stessero partecipando a una spedizione militare, quand’ecco una schiava fu denudata. Ghazwân le lanciò un’occhiata, ma subito dopo alzò la mano e percosse il suo occhio fino a ferirsi.



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